Svegliare i leoni

Gli autori israeliani difficilmente lasciano indifferenti: capaci di registri e timbri diversi tra loro, sono in grado di esprimere sempre una certa originalità e di offrire importanti spunti di riflessioni senza inciampare mai nella retorica fine a sé stessa.
In questi mesi in libreria si trovano alcune nuove uscite che personalmente mi hanno entusiasmato: la prima, di cui parlo oggi brevemente - perché ho timore di guastare il piacere di chi vorrà lanciarsi nella lettura - è la nuova fatica di Ayelet Gundar-Goshen, classe 1982, laureata in psicologia clinica all’università di Tel Aviv e impegnata nella lotta per i diritti civili.


Per chi mastica un po’ di letteratura israeliana, l’autrice fa parte della nuova generazione di autori (la vecchia, per intenderci, è quella di Oz, Grossman, Yehoshua), tra cui Assaf Gavron, Edgar Keret e Eshkol Nevo, che si è allontanata dalla tradizione dei padri e che con linguaggi innovativi ed una certa capacità di introspezione, è in grado di offrire visioni e scorci di Israele che illuminano contraddizioni e ruvidità di un paese difficile, sul quale spesso calano retoriche di generalizzazione e semplificazioni.

Il secondo romanzo di Ayelet Gundar-Goshen, pubblicato sempre da La Giuntina è Svegliare i leoni, ed è un’opera che non perdona e che non lascia indifferenti. Non perdona perché ti trascina nel suo flusso a partire dalle prime folgoranti pagine (è nelle prime dieci pagine che accade tutto) e non ti molla, ti capovolge e ti sbatacchia fino alla fine. Ti toglie lo sgabellino da sotto i piedi, stacca la maniglia dell’autobus su cui ti stavi reggendo, svita il piolo della scala su cui stavi salendo.
Si insinua negli spiragli lasciati inavvertitamente aperti della tua tranquilla e consolidata esistenza borghese, come un ladro che si infila nello spazio di una finestra appena aperta.
Eitan Green è un medico di successo, ma soprattutto è un uomo giusto, corretto e onesto. Tanto integerrimo che dall’ospedale di Tel Aviv è stato trasferito a Beer Sheva, città del distretto meridionale soffocata dalla sabbia del Negev, per aver denunciato un giro di tangenti in cui era coinvolto il medico primario. Un’esistenza lineare, cesellata con precisione da anni di studio e raziocinio. Fino ad una notte quando, terminato il turno all’ospedale, sale sulla jeep e si concede una fuga a tutta velocità lungo le dune del deserto. Cullato dal brivido di una innocua trasgressione finisce per investire un uomo. È un giovane eritreo che giace sulla sabbia con il cranio sfondato. Saranno una manciata di secondi, quando il medico affonda i suoi occhi nell’ ultimo sguardo sgranato del moribondo, a collocarsi davanti ad anni di scelte ineccepibili. Eitan risale sulla macchina e abbandona sulle dune il corpo morente dell’eritreo.
Il giorno dopo suona alla porta una donna; Eitan è a casa da solo e lei gli porge tra le mani il suo portafoglio, ritrovato accanto al corpo del marito investito.
Da qui l’autrice sviluppa una storia inarrestabile, giocata sul filo di diversi registri narrativi: dal romanzo psicologico al giallo. 
Gundar-Goshen indugia nei meandri dell’animo umano, scava all’interno della quotidianità e fa parlare il buio dei suoi personaggi, costruendo un romanzo corale splendidamente armonizzato. E accanto al lato oscuro di ciascuno di noi, l’autrice racconta anche le contraddizioni di un paese intero.
La sua è una narrazione che ha un’architettura raffinata e al tempo stesso originale e ben equilibrata. 
Un libro che si affronta d’un fiato, uno di quei romanzi che a leggerli ci si sente spugne pronte ad assorbire tutto ciò che si sprigiona pagina dopo pagina.

https://www.giuntina.it/Israeliana_2/Svegliare_i_leoni_679.html

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