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Visualizzazione dei post da aprile, 2020

BLOGGER UNITI PER LE LIBRERIE INDIPENDENTI

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 BLOGGER UNITI PER LE LIBRERIE INDIPENDENTI Blogger da tutta Italia si uniscono per sostenere le librerie indipendenti Il mondo editoriale e culturale italiano sta vivendo uno dei momenti più difficili della storia moderna. Il lockdown e la parziale riapertura stanno mettendo in ginocchio alcuni tra i più importanti presidi culturali: le librerie indipendenti , luoghi di incontro, scambio di idee, rifugio per ogni stato d’animo. Realtà che rischiano di subire un crollo da cui è difficile rialzarsi. Il legame tra lettori e lettrici e librerie indipendenti va molto al di là del mero rapporto commerciale; è una relazione di fiducia, fatta di consigli, pareri, scambi. Un rapporto di affiliazione che si costruisce nel tempo e dal tempo è rinsaldato. In questo scenario così drammatico, cosa è possibile fare per essere d’aiuto? Chi può dare un contributo concreto per far sì che le librerie possano continuare ad esistere? Questo si è domandata Erika Zini , giornalista e

Radici

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Ho sempre avuto una decisa riluttanza ad occuparmi di Trieste. Con caparbietà me ne sono sempre tenuta lontana. Ci vivo ma non me ne sento parte. Sarà per questa incapacità tutta mia di sentire radici e confini, di provare appartenenza a luogo o bandiera. Sta di fatto che Trieste l'ho sempre guardata con sospetto e con una punta di odiosa supponenza. Sarà anche per questo insopportabile tira e molla che questa città ha sempre intrattenuto con me. Tanta voglia di allontanarmene e tanto sollievo al ritorno. É una città dalla quale è bello e liberatorio partire e rassicurante tornare. Ed ora che cerco di ricomporre i pezzi di una relazione mai nata, mi ci avvicino attraverso la sua storia, lente che mi facilita ogni piccolo ricongiungimento. Mi convinco che cercare di capire l'identità di Trieste aiuta ad avvicinarsi alla comprensione di tutto il Novecento. Mi convinco che carpirne l'intrinseca stranezza mi aiuterà a trovare il mio posto, la mia dimensione. Perché in fond

Lui era mio padre

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Joann Sfar è un autore difficilmente catalogabile; lo apprezzo e lo attendo tra gli scaffali in libreria anche per questo. Talento poliedrico, nizzardo di nascita, classe 1971, conosciuto soprattutto come autore di fumetti ( "Il gatto del rabbino" e "Se Dio esiste" ) è anche scrittore e regista cinematografico.  Una creatività, la sua, difficile da imbrigliare, che per esprimersi ha bisogno di indagare le potenzialità di diversi codici comunicativi, da quello visuale al verbale. Ho appena terminato “Lui era mio padre” , uscito quest’anno in Italia grazie alle Edizioni Clichy e lo palleggio tra le mani, indecisa sul da farsi. L’ho letto d’un fiato e masticato in un boccone, l’ho aperto e non l’ho più richiuso e ora mi pare di doverlo cominciare daccapo e con calma indugiare su alcune pagine, tra le righe di alcuni passaggi. Mi trattengo e preferisco scrivere di getto alcuni pensieri a caldo, un po’ confusi perché il libro non ha una sua linearità. Ma mi

Frantumi

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Capita nella vita di affondare nella palude del dolore e di rimanerci impantanati per svariato tempo. Capita, altresì, di essere colpiti dal medesimo dolore come un pugno sferrato nei denti. Per descrivere questi momenti utilizziamo metafore che ci rimandano alla matericità della sofferenza; perché non si tratta solo di un’ombra nella mente, ma invade il soma: gli arti, la testa, gli organi, i tessuti. Il dolore fa male, debilita, pulsa e brucia.  E spesso ci spezza, come una lastra di ghiaccio. E andiamo, letteralmente a pezzi. Ci ritroviamo monchi, come dopo un’amputazione di netto. Come in un puzzle, se manca una tessera, salta la totalità dell’immagine. Come si fa a guarire da questo dolore? Da dove partire per ricomporre il nostro io spezzato? Quali strade percorrere per recuperare i pezzi che abbiamo perduto? Bisogna mettersi in viaggio, più o meno metaforicamente. “Frantumi” racconta di un possibile percorso di guarigione. Ci risucchia all’interno del viagg

Le nostre anime di notte

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“Lui consumò una cena leggera, soltanto un panino e un bicchiere di latte, non voleva sentirsi goffo e appesantito una volta a letto con lei, quindi fece una lunga doccia calda strofinandosi a fondo. Si tagliò le unghie delle mani e dei piedi e la sera uscì dalla porta sul retro e percorse il vialetto posteriore con un sacchetto di carta che conteneva pigiama e spazzolino da denti. Il vialetto era buio e i suoi piedi facevano un rumore fastidioso sulla ghiaia. Dalla casa sull’altro lato della strada proveniva una luce, vide una donna di profilo accanto al lavandino della cucina. Proseguì fino al cortile sul retro della casa di Addie Moore, ci entrò, superò il garage e il giardino e bussò alla porta posteriore. Attese un po’. Un’automobile percorse la via di fronte alla casa con i fari che brillavano. Sentiva i ragazzi delle superiori che salutavano suonando il clacson lungo Main Street. Poi sopra di lui si accese la luce della veranda e la porta si aprì” In questa nitida istan

Svegliare i leoni

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Gli autori israeliani difficilmente lasciano indifferenti: capaci di registri e timbri diversi tra loro, sono in grado di esprimere sempre una certa originalità e di offrire importanti spunti di riflessioni senza inciampare mai nella retorica fine a sé stessa. In questi mesi in libreria si trovano alcune nuove uscite che personalmente mi hanno entusiasmato: la prima, di cui parlo oggi brevemente - perché ho timore di guastare il piacere di chi vorrà lanciarsi nella lettura - è la nuova fatica di Ayelet Gundar-Goshen , classe 1982, laureata in psicologia clinica all’università di Tel Aviv e impegnata nella lotta per i diritti civili. Per chi mastica un po’ di letteratura israeliana, l’autrice fa parte della nuova generazione di autori (la vecchia, per intenderci, è quella di Oz, Grossman, Yehoshua), tra cui Assaf Gavron, Edgar Keret e Eshkol Nevo, che si è allontanata dalla tradizione dei padri e che con linguaggi innovativi ed una certa capacità di introspezione, è in grado di

La piccola battaglia portatile

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“Non so bene come chiamarmi, non so bene come vestirmi, non so bene cosa sono, che spazio occupo, da che parte sto, a cosa servo, quanti anni dimostro, da dove vengo, quando mi sono incontrato per la prima volta, non è facile scrivere così, comunque cominciamo” L'incipit de La piccola battaglia portatile  (Paolo Nori, Marcos y Marcos, 2015) è tutto un programma perché in fondo, è un programma. È una dichiarazione di difficoltà e d'intenti, è un'ammissione di colpa o semplicemente la constatazione di quello che si è e basta. È da questa confusione cosmica, dal non sapere, che nasce e si sviluppa la poetica di Nori. È da questo spaesamento, dagli interrogativi non proprio urlati ma timidamente sussurrati sulla paternità che prende forma il suo rapporto con la figlia. La piccola battaglia portatile è la cronaca di una relazione padre-figlia, ma è anche molto di più. Perché non basta prendere un taccuino e annotare frasi e aneddoti capitati negli anni. Bisogna e

Ritratti in piedi

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Come si compenetrano storia e letteratura e in che modo l'una e l'altra si arricchiscono a vicenda? La seconda, spesso, si fa prisma della prima e ci aiuta nella lettura della complessità delle vicende storiche. La letteratura ci fornisce particolari e dinamiche che spesso sfuggono alla macro-storia, perché capace di mettere a fuoco le "storie minori", quei percorsi individuali che si immergono nel flusso principale degli eventi. Sono infatti una serie di storie quelle che Massimo Ortalli ha messo in fila per noi: una serie di volti, di personaggi, di singole esistenze che la letteratura tra Ottocento e Novecento è stata in grado di dipingere e che contribuiscono a comporre l'affresco multiforme del movimento anarchico, delle sue idee e aspirazioni. La recensione qui https://www.editricelamandragora.it/le-storie/341-ritratti-in-piedi-dialoghi-fra-storia-e-letteratura-9788875864156.html

Lungimiranza

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La Prima guerra mondiale venne accolta dalla gran parte degli schieramenti in campo con entusiasmo ed eccitazione. Trasversale ai partiti e ai movimenti fu lo slancio con cui venne incoraggiato il conflitto. Si credeva sarebbe stata una guerra breve. Un conflitto che avrebbe risanato alcune fratture sociali, dato lustro agli stati e agli imperi coinvolti, ricompattato popoli e modernizzato l'Europa tutta. Fu invece la prima grande frattura del Novecento che vide protagonista il continente, una tragedia di popoli e di vite, uno strappo insanabile che avrebbe prodotto, tra gli altri, i fascismi degli anni a seguire; un imprinting di odio e violenza che avrebbe marchiato il pensiero e la cultura europei. Nei giorni prima dello scoppio della guerra, tra gli entusiasti e gli esaltati poche voci di preoccupazione provarono a farsi sentire. Giuseppe Scalarini Tra questi Giuseppe Scalarini, vignettista socialista, antimilitarista, antinterventista e pochi altri, dimostrarono co

Presente imperfetto

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"Forse quello che riunisce, drammaticamente e brutalmente, questa comprensione della molteplicità del passato e del presente è la figura del migrante contemporaneo. Infatti, se il concetto di migrazione è più direttamente associato con il fenomeno socio-economico della migrazione fisica delle persone dal cosiddetto sud del mondo, ci si confronta anche con una sfida politica e storica molto più ampia. La stessa sintassi dello stato, della nazione, della cittadinanza e dell'identità, è direttamente contestata dalle storie clandestine del migrante e dalla sua presenza "illegale" e "fuori posto". I meccanismi che apparentemente ci fissano nella nostra "casa" sono qui drammaticamente esposti in tutta la loro violenza arbitraria. Inciso sul corpo del migrante contemporaneo non è solo il potere delle leggi moderne di ispirazione europea che regolano il suo stato, spesso trasformando la sua soggettività in oggetto di "illegalità", ma anche la

Estate e storie di fantasmi

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"Miss Caine dovete smetterla. Pensate a dove vi trovate." "Mi trovo in un edificio di mattoni e malta. Costruito da uomini." "Non posso più stare ad ascoltare" gridò: finalmente aveva perso la pazienza. (Era quello che volevo? Provocare una reazione umana e non spirituale in quell'uomo inetto?) Dovete andarvene da qui se non siete in grado di esprimervi con il rispetto..." Mi alzai bruscamente dal banco e lo guardai dall'alto in basso, frustrata, "Voi non siete là, padre" esclamai. "Io mi sveglio a Gaudlin Hall, passo gran parte della giornata lì, ci dormo la notte. E in tutto questo c'è un solo pensiero che mi passa per la mente..." "Ossia?" "Quella casa è posseduta." Inghilterra vittoriana, una giovane educatrice zitella, un padre morto a causa di una lettura pubblica di Charles Dickens. Questo l’inizio, l’ humus dal quale si sviluppa la storia di fantasmi elaborata da Boyne. Un contes

Dei tempi dello scrivere e dei tempi del vivere

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La Lettura, l'inserto domenicale del Corriere della Sera, l'apertura è di Marco Missiroli. L'autore parte dalla propria esperienza di scrittore e si interroga sui tempi dello scrivere e sul rapporto tra produzione personale e tensione alla pubblicazione. Scandaglia la grande angoscia, quella nella quale hanno annaspato molti grandi autori, la paura del vuoto, la perdita dell'ispirazione, la lenta marcia verso l'oblio. "Affrettati, spicciati, datti una mossa. E io nel mio piccolo penso di nuovo al buon James, a come magari si accarezzava l'occhio malandato nel momento dell'assalto, e penso a Ernest e a Emmanuel, alla truppa che ha il terrore del vuoto ma che non teme di starci dentro fino al collo"  Dai tempi editoriali lo zompo ai tempi della vita è immediato. Da un po' accarezzo l'idea di raccogliere articoli e libri, a partire da angolazioni e campi diversi, che mettano al centro della riflessione la questione del

Razzismo e noismo

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Continuano i consigli di lettura su Umanità Nova. Qui recensisco "Razzismo e noismo" Ne potete leggere qui https://www.einaudi.it/catalogo-libri/problemi-contemporanei/razzismo-e-noismo-luigi-luca-cavalli-sforza-9788806216047/