Frantumi


Capita nella vita di affondare nella palude del dolore e di rimanerci impantanati per svariato tempo. Capita, altresì, di essere colpiti dal medesimo dolore come un pugno sferrato nei denti. Per descrivere questi momenti utilizziamo metafore che ci rimandano alla matericità della sofferenza; perché non si tratta solo di un’ombra nella mente, ma invade il soma: gli arti, la testa, gli organi, i tessuti. Il dolore fa male, debilita, pulsa e brucia. 
E spesso ci spezza, come una lastra di ghiaccio. E andiamo, letteralmente a pezzi.
Ci ritroviamo monchi, come dopo un’amputazione di netto. Come in un puzzle, se manca una tessera, salta la totalità dell’immagine.
Come si fa a guarire da questo dolore? Da dove partire per ricomporre il nostro io spezzato? Quali strade percorrere per recuperare i pezzi che abbiamo perduto?
Bisogna mettersi in viaggio, più o meno metaforicamente.

“Frantumi” racconta di un possibile percorso di guarigione. Ci risucchia all’interno del viaggio (e quasi sconfina, felicemente, nel genere avventura) che il protagonista intraprende alla ricerca dei pezzi smarriti e che si dipana lungo una progressione topica: la rabbia, l’entusiasmo, lo scoramento, la caduta, la risalita…
I protagonisti attorno a cui si avvolge la narrazione sono tre: Mattia e Sofia, legati da una storia d’amore complicata che affiora nelle primissime pagine e Laila, bel personaggio femminile, che ha il compito di accogliere lo smarrimento di Mattia e di accompagnarlo per un pezzo nel suo viaggio di confronto con il dolore.
Protagonisti dai tratti decisi, come il segno che caratterizza le immagini di Rita Petruccioli, illustratrice del volume: uno stile pop, quasi solo colori primari senza sfumature, pieni, contorni tracciati e figure solide, così come il dolore che definisce i personaggi.

Giovanni Masi e Rita Petruccioli sono al loro primo lavoro insieme; qui un’interessante intervista ai due nella quale raccontano la genesi del fumetto e il loro metodo di lavoro.

“Frantumi” mi ha ricordato la tecnica giapponese del kintsugi o kintsukuroi: quando un vaso o un manufatto in ceramica si spezza, i cocci vengono incollati fra di loro e le crepe che ne nascono vengono riempite con della pasta d’oro.
Un modo poetico per dire che la bellezza non sta solo nell’integrità e che le fratture, i vuoti, gli spazi bianchi, le mancanze che ci costituiscono hanno un valore alto, un valore di vita. 



Che la graphic novel non sia la mera somma di immagini e parole, ma un prodotto a sé stante che nasce dall’amalgama delle due, "Frantumi" lo dimostra pienamente.
Un’opera che esprime un personale linguaggio e una particolare visione del mondo e delle relazioni interpersonali; affronta il tema del dolore e della guarigione utilizzando la metafora del viaggio, ma senza scadere mai nel banale o nel pietismo retorico.

Un albo nel quale visuale e verbale respirano assieme, edificano trame uno sull’altro tessendo linguaggi e immaginario nello spazio circoscritto, ma che qui sembra disteso, incommensurabile, della pagina aperta.


Racconta, con abilità e in modo convincente, di un percorso, uno dei tanti che si possono intraprendere, e di come il dolore entra nelle nostre vite, le capovolge e ci lascia profondi segni sulla pelle. Cicatrici di ferite che diventano traccia tangibile di una progressione, di una strada intrapresa, di un confronto, con sé stessi e con il mondo, che ci rende non necessariamente più forti, ma consapevoli della propria esperienza.

https://baopublishing.it/prodotti/frantumi/















Commenti

  1. Buongiorno, nuova follower, complimenti per il blog e i post, qui la mia ultima recensione appena pubblicata: https://ioamoilibrieleserietv.blogspot.it/2017/11/una-grande-famiglia-serie-tv-recensione.html


    ti aspetto da me come lettore fisso (trovi il blog anche su instagram come: ioamoilibrieleserietv)

    grazie

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